Noi affermiamo la pittura, il suo insopprimibile attributo di alterità, come liturgia del silenzio, epigramma solitario dell'esistente. La creazione pura è l'alterità della pittura, è verità inattuale, cosa sola, intransitiva e non omologabile a nulla. Con sofferta contraddizione noi ne pratichiamo l'impurità, attraverso di essa, attraverso la sua distanza, noi indichiamo il mondo, e un altro mondo. Che sia, la pittura, profezia di un'alta e impraticabile certezza, immagine di una realtà quasi impossibile, l'orlo umano che cuce l'estraneo e l'ignoto, la notte, l'attesa. Spogliarci, denudarci, purificare questa fine di secolo è nostra vera, difficile ambizione. Rivendichiamo l'eredità necessaria dell'avanguardia, antimaterialista, antisoggettivista, contraddittoria e urgente.
12 ottobre 1985
Antonio Capaccio / Mariano Rossano (redazione di Antonio Capaccio)
(per la mostra 1990, per un solo giorno, dalle quattro del mattino fino all'alba, Padiglione Bianco, Orto Botanico, Roma)